E 'sti spazi!?



Le città cambiano. La Spezia non fa eccezione.

Basta girare per le strade del centro, frequentare una biblioteca o vivere le periferie per accorgersene.
Le borse di studio non sono sufficienti e gli student* universitar* spezzini sono costretti a fare i pendolari; rimangono a studiare qui e, durante gli appelli d’esame, gli spazi culturali si affollano, e molti restano fuori, costretti a tornare a casa. Student* delle scuole superiori e del Polo Marconi sono una presenza fissa, sempre più riconoscibile.

Spazi di studio che sono pure spazi di lavoro, dunque.

E poi spazi dimenticati, in disuso, abbandonati, residui di un tempo passato, di fabbriche e di una marina che non è più. Borghi e quartieri chiusi, a tratti circondati da bastioni e cemento: è sempre stato così.

Nascono nuove esigenze, nuovi desideri.
Qualcosa che supera i confini dell’attuale rappresentanza. Che non può essere facilmente indicata, individuata o normata. Una composizione che sfugge alle etichette, in grado, quando vuole, di prendersi le piazze e le strade, per manifestare dissenso o promuovere iniziative.

Student* e lavorator* alle prese con la gentrificazione, con affitti sempre più alti, mentre i salari (per chi un lavoro ce l’ha) sono spesso inadeguati per sostenere una vita indipendente dal welfare familiare. La condizione precaria che colpisce in modo particolare i giovani, del part-time, degli stagionali, delle false partite IVA ai più non concede alternativa.

Centro e periferia si mescolano e si confondono. I migranti vivificano i quartieri operai che, nel corso degli ultimi decenni, si sono spopolati, e li riempiono di nuove storie pulsanti e una mistura di culture e linguaggi con il rischio di ritrovarsi ghettizzati. Le palazzine umbertine e liberty si riempiono di b&b e case vacanze. In alcuni casi uniche fonti di reddito, in altri pura speculazione, iniqua rendita di posizione.

In una società che vorrebbe ogni relazione mediata da algoritmi e dispositivi digitali che originano architetture di reti asettiche e blasé, si riscopre il desiderio di incontrarsi e di farlo di persona. Di recuperare il senso di comunità a partire dal diritto di decidere sui propri corpi, sugli spazi cittadini e ambientali, così come sui tempi di vita e di lavoro. Costruire nuove trame capaci di infrangere lo schermo della solitudine, che ci sorreggano e tengano unit*.

All'origine, crediamo ci debba essere la partecipazione e la potenza delle relazioni; e così, registrando i bisogni e le riflessioni comuni, come sia possibile risvegliare il fuoco dell’utopia e del racconto.da una condivisa percezione di ingiustizia.
Nella nostra città, dove queste trame devono intrecciarsi, crediamo che gli spazi possano farsi luoghi, e questo grazie all’insieme eterogeneo di persone che la vivono e le danno senso con ognuna delle loro storie: tutt* meritano di attraversare una dimensione cittadina all’altezza del proprio desidero.

Ci rivolgiamo a chi cerca luoghi di cultura, di aggregazione, di studio e di lavoro e facendo ciò può ricostruire un’identità e una narrazione comune.

A chi ricerca un’alternativa tra i due poli produttivi che comprimono La Spezia come se fosse tra i due piani indeformabili di una pressa - a ovest l’arsenale militare e a est la Centrale Enel Eugenio Montale -, un tempo centri produttivi e di reddito lavorista (con la noncuranza dello Stato per la salute delle moltitudini), oggi spettri velenosi di un passato di amianto, metalli pesanti, zolfo e carbone: gli unici che continuano a sopravvivere, nel terreno, nelle piante, negli animali e nelle persone.
Con questa campagna vorremmo capire e scoprire che tipo di rapporto con gli spazi ha chi studia, vive, lavora e agisce nella città. Come singoli, come collettivi, comitati, associazioni.
Questi spazi sono pochi? Sufficienti? Adeguati? Inadeguati? Semplici domande che possono però far cogliere sentimenti profondi.

Un inizio. Una dimensione in cui dire che cosa vorremmo, che cosa manca, che cosa sogniamo.
Che cosa desideriamo, come dipingiamo il futuro.

...E ‘STI SPAZI!

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