Aggressioni, intimidazioni, revisionismo e coperture politiche. Piccolo viaggio nel neofascismo spezzino




INDICE

- Introduzione
- Per prima cosa i fatti
- Appunti sulla provincia e la sua storia
- Tempi nuovi - nuove sedi
- Aggressioni che vengono da lontano
- Spazi urbani, odonomastica e agibilità fascista
- Il caso della Mediateca Fregoso
- Andare oltre. Quello di cui abbiamo bisogno




INTRODUZIONE


La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto
è stato convincere il mondo che lui non esiste,
e come niente... sparisce.

Da: "I Soliti Sospetti"

L’ultima aggressione fascista, della notte tra il 29 e il 30 maggio 2020, impone di cambiare passo.

Non c’entra il decoro, la movida, lo scontro tra bande. È questione di squadrismo, di coperture politiche, di agibilità delle frange neofasciste nello spazio urbano e pure di atti intimidatori nei confronti del tessuto produttivo della città.

Ma La Spezia non è Gotham city. Non ha bisogno di vittime, di guerre tra faide nemiche, né di un commissario Gordon, né di eroi mascherati che si fanno giustizia da soli.

Ha bisogno di una rete solidale, coesa, sempre pronta a supportare chi si trovi in difficoltà. Una rete che non nasca oggi per morire domani. Una rete non d’occasione ma un’opera costante di assistenza e monitoraggio, cosicché nessun@ si possa sentire mai sol@.

[Per proporre miglioramenti che riguardino l’inchiesta è possibile commentare questo documento in forma anonima - ogni commento è soggetto a moderazione. La redazione si farà carico così di inserire, segnalandole opportunamente, eventuali integrazioni o rettifiche]


I risultati del neofascismo, questa è la nostra città





PER PRIMA COSA I FATTI

Lo afferrano per il cappuccio, alle spalle, e iniziano a prenderlo a pugni. Uno dei suoi amici si mette in mezzo, per proteggerlo, e riceve lo stesso trattamento - quando tutto è finito ha il naso rotto; sono militanti di CasaPound, gli aggressori.

Agiscono con rapidità fulminea - non danno alcun preavviso; sono una decina. Quando si dileguano lanciano una bomba carta. Coprono così, o cercano di farlo, la loro fuga; pensano così di distrarre le forze dell’ordine che, nel frattempo, hanno raggiunto il luogo.

Sono loro a soccorrere i feriti mentre i militanti di estrema destra si allontanano; corrono i fascisti del terzo millennio, cercano di confondersi tra la gente, di svanire nel buio come predatori notturni. Il selciato della via è coperto di macchie di sangue ancora lucido. Siamo nel pieno centro della Spezia.

Sul luogo sono ovunque, le gocce di un rosso brillante. Le vittime si stanno chiedendo, ancora sotto shock, quale sia il motivo di tutto questo. L’agguato neofascista fa parte di un climax, lo hanno preceduto intimidazioni di ogni tipo nei confronti di singoli, di esercizi commerciali, di soggetti politici. Dà l’impressione di rispondere a una strategia nella quale la militanza di estrema destra si sovrappone a interessi economici che CasaPound e figure a essa vicina hanno sul territorio. Ci torneremo in seguito.

Le denunce non tardano ad arrivare e il lavoro di indagine si fa febbrile, con incaricati della questura che battono il centro alla ricerca di testimonianze nel tentativo di comprendere la genealogia della violenza. Indicati come esecutori dell’aggressione sono esponenti di CasaPound, ma ad essere citato dalla stampa è solo il segretario provinciale Francesco Carlodalatri. Un nome che incontreremo nuovamente nel corso del testo.
In un primo momento la stampa locale parla di “rissa tra ragazzi” e colloca i fatti in un contesto, la movida, che, in questo ultimo periodo, è argomento caro alla destra che governa La Spezia. In questo modo fornisce involontariamente il pretesto, per i reazionari, di inserirli nella loro consueta narrazione securitaria. Ciò avviene con lo scopo dichiarato, da parte dei giornali, sì, di tutelare la parte offesa ma ottenendo un effetto negativo sulla percezione complessiva dell’episodio e soprattutto che non aderisce perfettamente a ciò che è realmente successo.

La destra derubrica così, senza alcuna difficoltà, la gravità di quanto accaduto e può dipingerla come una banale lite il cui presupposto è una responsabilità condivisa tra ognuna delle parti, il risultato di una notte bagnata dall’alcol, uno dei numerosi eventi che è possibile ricondurre a un malcostume, oltretutto, connotato generazionalmente.

Nei social i militanti di estrema destra, contraddistinguendosi anche in questo frangente per un machismo tossico, sostengono apertamente che in situazioni simili sia da vigliacchi rivolgersi agli istituti democratici, sottintendendo il loro desiderio di dare vita a una faida, a una sfida muscolare da celebrarsi nell’illegalità e per il controllo delle strade, nemmeno si trattasse della rivalità tra bande malavitose.

Gli avvenimenti, a un’attenta ricostruzione, non stanno così e, come si vedrà in seguito, è chiaro chi siano, in modo sistematico, le vittime e chi i carnefici.




La presenza di falangi neofasciste in città è nota da tempo e, negli ultimi anni, la loro capacità di azione si è acuita seguendo passaggi precisi.

La Spezia ha un’identità contesa: da un lato un’anima operaia e legata alla memoria della Resistenza ma, dall’altro, una forte influenza degli apparati bellici e atlantisti; è sede dell’Arsenale Militare e, proprio per l’insediamento di questa struttura, è una città che, nella seconda metà dell’Ottocento, ha assunto la conformazione urbanistica che ora conosciamo.

Proprio per questa forte presenza militare, la città divenne nel corso della Seconda Guerra Mondiale un luogo quanto mai strategico, oggetto di contesa e quindi sede di reparti fascisti come la Xª Flottiglia MAS, le Brigate nere e poi, durante la guerra fredda, di Gladio.

Negli anni che separano l’armistizio dalla Liberazione, da qui partono i rastrellamenti lungo la Linea Gotica e i monti liguri; sempre qui si svolgono le esecuzioni sommarie - nell’area che, attualmente, è occupata dal complesso “2 giugno”. Non è un caso se, proprio in questa parte di città, Forza Nuova abbia concentrato le sue attività di attacchinaggio abusivo.

Antisemitismo, complesso del 2 giugno. Lotta Studentesca, la giovanile di Forza Nuova

Dopo anni di governo legati alla sinistra socialista e comunista e alla Democrazia Cristiana, le elezioni del 2017 hanno visto prevalere una coalizione a trazione leghista con esponenti di maggioranza che, pur avendo aderito a progetti di centrodestra, non nascondono i loro sentimenti nostalgici. La crisi complessiva del centrosinistra su quasi tutta la provincia ha così portato con sé due processi: ha consentito l’ascesa della destra e, parimenti, la riscrittura dell’immaginario locale, nel quale, formazioni come CasaPound e Forza Nuova hanno ricevuto piena agibilità politica. Agibilità che si fa, lo vedremo, perfino copertura e sponda politica.

Così, e con fragore, il centrodestra è protagonista di una sequenza disarmante di vittorie elettorali: dapprima vince a Lerici (2015), poi a La Spezia (2017) e infine a Sarzana (2018), mantenendo inalterato il suo controllo su altre aree. Salvo poche eccezioni, il centrosinistra perde dove governava e si assiste a un totale riallineamento dei comuni che circondano il capoluogo.

Proprio a Sarzana, tra l’agosto e il settembre del 2018 (le elezioni sono ormai concluse), sono promossi dalle forze di estrema destra locali almeno quattro presidi. Lì si propone di istituire vere e proprie ronde contro il degrado, concentrando queste azioni sull’area della stazione ferroviaria perché considerata luogo di spaccio, frequentata da senza fissa dimora, migranti, forme di marginalità. Sono passate solo poche settimane dall’insediamento del centrodestra e già CasaPound è in piazza a reclamare decoro, pulizia e sgomberi di chi è ritenuto responsabile, secondo il copione consueto, del degrado, del crimine. Sono tematiche, peraltro, care alla Lega che proprio su questi temi aveva investito negli anni precedenti. A questi attacchi il già traballante governo Cavarra (PD) aveva risposto a singhiozzo e senza cogliere che proprio su quel campo - e sul ribaltamento in senso sociale della narrazione del decoro - si sarebbe giocata gran parte della partita politica. La sinistra, d’altro canto, non dispone di strumenti persuasivi altrettanto efficaci da contrapporre, né si contraddistingue per una mitopoiesi capace di dare consistenza a un progetto alternativo.

Questo episodio ci consente di iniziare a cogliere quanto il centrodestra a trazione leghista e i neofascisti si spalleggino, lavorando sugli stessi temi e ricercando, costantemente, canali di appoggio e sostegno. Le frange estreme e revisioniste (CasaPound in modo particolare e la sua propaggine giovanile, Blocco Studentesco), forti di questa rinnovata agibilità politica, hanno modo di riorganizzarsi e godere degli indubbi vantaggi che le amministrazioni di centrodestra sembrano concedergli.




In questo stesso periodo aprono nuove sedi e così si amplifica la capacità operativa dell’estrema destra sul territorio, l’organizzazione e il coordinamento della militanza. Quella di Forza Nuova, nel rione della Chiappa (SP), è inaugurata il 28 luglio del 2017 alla presenza del segretario nazionale Roberto Fiore. Nel dicembre 2017 è invece il turno di CasaPound Italia, nel quartiere del Canaletto: uno spazio per promuovere gli ideali del “estremo centro alto” e farlo soprattutto tra i giovani in età scolare, con una massiccia opera di propaganda negli istituti tecnici e nei professionali, infoltendo le fila di Blocco Studentesco.

[Nota a margine: ha nome Scirè, questo spazio, lo stesso del sommergibile che comandò, durante la Seconda Guerra Mondiale, il fascista, e golpista, Junio Valerio Borghese.]

L'insegna dello spazio "Lo Scirè"

Il risultato è un aumento della presenza neofascista in un clima di impunità generale e di sostegno, più o meno esplicito, da parte di chi governa La Spezia.

CasaPound sostiene, e sostituisce, la destra istituzionale nel presidiare le periferie, in un rapporto munifico per entrambe. Zone che, nel corso degli ultimi anni, sono state escluse da qualsiasi piano di sviluppo e dove la crisi del 2008-09, prima, e quella del Covid-19, poi, hanno disintegrato il piano della coesione sociale, definendo uno scenario dove gli emarginati di nazionalità italiana rivolgono la loro rabbia nei confronti del “diverso”. In primis i migranti vengono identificati come nemici e responsabili del loro impoverimento, come concorrenti per un welfare sempre meno finanziato invece che alleati per un suo sostanziale allargamento. Le politiche securitarie e repressive che nel frattempo vengono evocate non mitigano in alcun modo la situazione di emergenza sociale, anzi aggravano tensioni e pregiudizi.

In questo contesto di diffidenza etnica CasaPound soffia sul fuoco della xenofobia proponendo una costante opera di militanza nella quale i più tossici luoghi comuni sono i mattoni con cui erigere una fortezza di paura entro le cui mura possono trovare riparo quei connazionali che più di trent’anni di neoliberismo hanno lasciato completamente soli. Con questo spirito vengono promossi presidi contro il degrado nei quartieri a maggior concentrazione di cittadinanza migrante come l’Umbertino. Qui, dove la sinistra sociale risulta sfilacciata e indebolita, riecheggiano gli slogan dell’estrema destra, quelli che evocano un glorioso passato mai esistito, i bei vecchi tempi dell'italianità oggi minacciata da categorie razzialmente definite che, a loro dire, ruberebbero lavoro, casa e futuro.

La Spezia, a ben vedere, non è poi così distante da altre città in cui la presenza neofascista lambisce, con radici salde, il cuore di una comunità, tentando di avvelenarlo.





AGGRESSIONI CHE VENGONO DA LONTANO

Negli ultimi anni, anche alla Spezia, sono stati sempre più frequenti gli atti di intimidazione, le azioni, gli eventi riconducibili alla galassia del neofascismo militante. Numerose le affissioni abusive - in particolar modo in prossimità delle scuole secondarie di secondo grado - alcune delle quali riproducono, dichiaratamente, frasi di Mussolini e celebrano la fondazione del Partito Fascista.

A ciò si aggiungono numerose iniziative di carattere pseudostorico su foibe ed esodo giuliano-dalmata in occasione del Giorno del Ricordo. Sulla controversa data del 10 febbraio la storiografia e la saggistica più puntuale si sono già ampiamente soffermate. Ma anche in questa provincia, il lavoro meticoloso dell’ultradestra si è concentrato nel promuovere una falsa equipollenza tra Olocausto e fenomeno di infoibamento con il fine esplicito di delegittimare la lotta partigiana e la memoria della Resistenza. Gli attacchi da parte di CasaPound nei confronti dell’ANPI, peraltro, sono stati numerosi, sia con affissioni che a mezzo stampa.
Le affissioni apologetiche con il logo della giovanile di CasaPound: Blocco Studentesco

Le operazioni di mistificazione e revisionismo avevano, però, già attecchito in provincia. La Spezia, infatti, è stata inclusa, così come altri contesti, in quel tentativo di “moltiplicazione delle foibe” sull’intero territorio nazionale. È il caso di Campastrino, località nei pressi di San Benedetto, frazione di Riccò del Golfo. Proprio a San Benedetto si era combattuta una della ultime e più cruente battaglie, nell’aprile del ‘45, tra partigiani e forze dell’asse e in una fossa profonda quaranta metri, sono rinvenuti - negli anni ‘90 - resti, presumibilmente, di alcuni militari tedeschi e dei MAS. A condurre le operazioni e a diffondere questa narrazione è Marco Pirina, noto sedicente storico vicino al neofascismo. I numeri di “infoibati” che vengono riportati dalla stampa crescono in modo esponenziale con il passare del tempo: da qualche resto di ossa e di mostrine, si passa rapidamente a ipotizzare prima trentatré e infine una novantina di vittime. Le salme, però, sarebbero irraggiungibili per i sedimenti che, ipoteticamente, ricoprono il fondo della cavità - peraltro raggiungibile dagli appassionati di speleologia. Nonostante si tratti di tesi senza alcuna validità, strumentali e smentite dalla ricerca storica, anche Campastrino entra a far parte della geografia delle “foibe inventate”: la stampa di destra monta il caso e non mancano, negli anni, perfino le celebrazioni e le visite delle scolaresche, funerali e pellegrinaggi di nostalgici.


I rilievi della "misteriosa" sprugola di Campastrino

I fatti di Campastrino, dunque, non sono che un tassello di una più vasta operazione revisionista con l’obiettivo di inquinare la storia, insinuare il dubbio e così garantire, in più luoghi possibile, un contraltare alla memoria, quella sì, autentica della persecuzione nazifascista.


È anche da simili operazioni revisioniste e di falsificazione storica che il neofascismo locale attinge negli anni la sua legittimità ideologica, su cui innesta l’azione violenta. Pratiche squadriste intese come necessarie, per difendere l’onore, la storia, l’orgoglio dei "traditi" sconfitti, salvaguardare ciò che ritengono autenticamente italiano.
Si tratta di intimidazioni, aggressioni fisiche e verbali, che provengono pure da lupi solitari: figure solidali, negli ideali, al neo-fascismo ma che, all’apparenza, operano in completa autonomia da movimenti e partiti. E' quanto accaduto
 a uno scrittore spezzino nell'estate del 2019, in pieno centro di La Spezia durante una normale mattinata di mercato, e reso pubblico dallo stesso. Sono intimidazioni da parte di persone che, in un altro contesto sociale e di comunicazione politica, terrebbero, è molto probabile, un più basso profilo. Come in tutta Italia, anche alla Spezia questa matrice violenta e intimidatoria si rivolge a persone anche solo prossime alla militanza antifascista e in cui il branco (tra gli otto e i venti militanti) circonda una persona o la pedina per le vie del centro e della periferia.

Le stesse modalità che si incontrano in altre città, come ad esempio Lucca. Anche qui si inizia spesso con l’azione di un “capobranco” che viene identificato come picchiatore ma nascondendo, in realtà, un gruppo più nutrito che può continuare a muoversi agevolmente.

Col tempo e grazie alla sottovalutazione delle istituzioni, questi gruppi crescono fino a diventare solide proposte elettorali, germinando, come un fiore velenoso, nelle geografie della crisi, concimati dai fallimenti politici delle forze neo-liberiste e securitarie, proponendosi come alternativa di estrema destra, scelta di autenticità e ribellismo nero. Dietro a questo però ci sono anni di gestazione, di pestaggi, tafferugli (direbbero i quotidiani locali), dove vendicarsi, risolvere le ruggini, diviene un’attività costante per verificare la reazione dell'opinione pubblica.

Tutto ciò rispondendo pure a un altro fine manipolativo: provocare reazioni uguali e contrarie, altrettanto muscolari; si tenta, così, di proporre una rappresentazione nella quale non esistono buoni e cattivi ma nella quale, i loro avversari, sono colpevoli della loro stessa violenza, anzi una maggiore. La strategia prevede il ricorso alla giustizia e al comunicato stampa solo quando ciò può favorire una lettura distorta dell’autentico operato di questi soggetti anti-democratici; quando, cioè, possono passare per vittime, loro, di paragonabili pressioni e ritorsioni. Va ripetuto ulteriormente anche a fronte della cronaca recente: non sono loro le vittime e le risposte non devono cadere in 
 





SPAZI URBANI, ODONOMASTICA E AGIBILITÀ FASCISTA

A fronte di questo quadro generale, pensiamo sia necessario promuovere discussioni e collaborazioni multilivello anche nella nostra città e nella nostra provincia, per identificare il tessuto nel quale queste frange neofasciste agiscono, per opporsi a esse e favorire il dialogo e la diffusione dei valori repubblicani e antifascisti; per affrontare - con coraggio, costanza e senza tergiversare ulteriormente - una situazione che sta degenerando.

La relazione tra un numero sempre maggiore di intimidazioni, l'apertura di spazi, in periferia e centro città, esplicitamente o implicitamente neofascisti e il beneplacito della politica e degli amministratori locali è evidente.

Se fino a qualche anno fa si poteva leggere questi fenomeni come presenza residuale, nostalgica e ininfluente sulla qualità della vita democratica del territorio oggi non è più possibile sottostimare il fenomeno; è una marea nera, revisionista, neofascista che opera apertamente negli spazi cittadini, apre locali e spazi, e interagisce, con metodi squadristi, sia con avversari politici, sia con il tessuto economico, sia con personaggi mediaticamente esposti.

Il piano storico e culturale, si citava prima l’invenzione della foiba di Campastrino, è stato il terreno privilegiato in cui sono proliferate le rivendicazioni neofasciste, quello su cui sono state costruite le sponde politiche utili a proporsi sulla scena pubblica.

Due episodi risultano emblematici:

Il primo risale al novembre 2018 quando il Segretario del consiglio comunale di Sarzana, Carlo Rampi, partecipò a un'iniziativa di Blocco studentesco su eventi storici presentati in chiave revisionista. Fu proprio Carlodalatri, oggi denunciato per l’aggressione da cui siamo partiti, a difendere Rampi dagli attacchi di chi chiedeva le sue dimissioni per quella partecipazione che, nei fatti, legittimava lo spazio di CasaPound a livello istituzionale e usando come grimaldello la rilettura in chiave nazionalistica della storia della Prima Guerra Mondiale. Una rilettura che, peraltro, la destra e Fratelli d’Italia si sono da tempo intestati per delegittimare il 25 aprile e proporre il 4 novembre come ricorrenza più nazionale e meno “divisiva”.

[Nota a Margine. Sempre nel 2018, lo stesso Rampi ringrazia pubblicamente "i ragazzi di CasaPound" per essersi attivati, nella sua città, per la rimozione di graffiti. I graffiti che i neofascisti rimuovono, col plauso delle istituzioni, sono, ovviamente, solo quelli che offenderebbero la memoria del duce. Anche un avvenimento all'apparenza di poco conto è utile a comprendere come lo sforzo dei "fascisti del terzo millennio" sia quello di ottenere un'egemonia della rappresentazione urbana, di riproporre le dinamiche del linguaggio murario di regime, scimmiottando, inavvertitamente, la polizia della celeberrima pellicola di Petri "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" che stabiliva quali scritte politiche fossero da rimuovere, e quali no, dalle strade - favorendo in questo processo, ça va sans dire, l'estrema-destra.]

Alcuni istanti dell'azione, immagine tratta da Facebook (fonte ora oscurata)

Il secondo caso è in realtà antecedente al primo, quando ancora CasaPound non aveva aperto la sua  sede: potremmo considerarla la prima occasione in cui la Lega cittadina e i neofascisti sono andati pubblicamente a braccetto.

Nel febbraio del 2016 la senatrice Stefania Pucciarelli si faceva promotrice di un’iniziativa sulle foibe in occasione del Giorno del Ricordo. Pucciarelli si lamentava con il Comune della Spezia (allora governato dal centrosinistra) per non aver concesso la sala della Biblioteca Beghi (nonché sede dell'Istituto storico della Resistenza) a un’iniziativa promossa insieme ai “ragazzi di CasaPound”. La decisione del governo cittadino di cancellare l’iniziativa, secondo la senatrice, puntava a “sopprimere la nostra libertà di ricordare i morti, i morti italiani”.

Per l’occasione era stato presentato, come esperto di storia, Emilio Guidi che un anno dopo si candiderà alle amministrative proprio con CasaPound.

A questo quadro vanno aggiunti ancora due ultimi tasselli.

Da un lato l’azione di disinformazione sui social network, un sistema oliato di militanza web che si sovrappone spesso a quello della Lega Nord. Si tratta di un costante presidio degli spazi di informazione locale dove diffondere - tra i commenti, e con decine di profili falsi - odio e xenofobia. Gli strumenti retorici, le fallacie argomentative, sono sempre le stesse: l’appello alle emozioni, il tu quoque, la generalizzazione indebita.

Infine i sentimenti nostalgici trovano legittimazione e modo di diffondersi, anche grazie all’opera di risignificazione dello spazio urbano compiuta attraverso la battaglia odonomastica. In principio, nel Novembre 2017 si è cominciato con la richiesta, firmata anche dall’allora Assessore alla Cultura Paolo Asti, di riconsegnare alla città il monumento del Messina raffigurante Costanzo Ciano e attualmente accolto presso i giardini del Museo Navale.

[Nota a margine: Costanzo Ciano, padre di Galeazzo Ciano, esponente storico del Partito Fascista e protagonista dei tragici Fatti di Livorno]

Più recentemente, il pretesto viene dal Comune della Spezia che decide di intitolare una piazza del centro storico a Josemaria Escrivà, fondatore dell'Opus Dei. Sulla scia dell’iniziativa l’ex candidato di Casapound, Avv. Cesare Bruzzi Alieti, si fa promotore del Comitato "Una via per Giorgio Almirante" con l’obiettivo di riabilitare la memoria del fascista e fondatore del MSI, nonché di approfondire, simbolicamente, il cambio di rotta politico della città. L’operazione spregiudicata è sostenuta anche da Fratelli d’Italia, nella persona del coordinatore provinciale, e da Forza Nuova ma una petizione cittadina la blocca sul nascere.


Il sindaco della Spezia, Pierluigi Peracchini, con la fascia tricolore, all'inaugurazione di Largo Escrivà

Questi fatti ci consentono di cogliere in modo plastico la genealogia dei rapporti politici tra i neofascisti e la destra (leghista e non solo) locale. Episodi in cui è fin troppo evidente la legittimazione e la copertura politica offerta dalla destra che oggi governa la maggior parte dei Comuni della provincia. Sono segni di un rapporto costruito negli anni e più esplicitamente di quanto possa trasparire a un primo sguardo disattento.





IL CASO DELLA MEDIATECA FREGOSO

Per giungere all’acme di questo rapporto, dobbiamo attendere, però, il maggio 2019.

Siamo in piena campagna elettorale per le europee, e CasaPound chiede al Comune di poter utilizzare la sala della Biblioteca Beghi per la presentazione di un libro edito da Altaforte, casa editrice molto vicina al movimento e di chiara matrice neofascista. Con Altaforte ha da poco pubblicato lo stesso Matteo Salvini e, dai suoi canali social, l’Assessore cittadino Gianmarco Medusei rilancia con un invito: «Un giretto al sole per Spezia con la famiglia e chi incontro? Chiara Giannini autrice del libro "Io sono Matteo Salvini" . Domani la presentazione a Torino ma non al salone del libro da cui è stata esclusa in modo antidemocratico e dittatoriale... Vai Chiara continua così, ti aspettiamo a Spezia per la presentazione del tuo libro!» [Repubblica, Genova]

Il presidio unitario

CasaPound vive questa situazione come un’opportunità per vendicare l’affronto che ha subìto nel 2016; dare un segnale forte alla cittadinanza, e alla sinistra in particolare, che il clima è cambiato, che gli spazi adesso non gli sono più preclusi. Un cambio di paradigma, netto. Altaforte, inoltre, è stata da pochi giorni sbattuta fuori dal salone del libro di Torino dopo la protesta di editori, civismo e centri sociali torinesi ma, alla Spezia, si gioca al rilancio.

Il primo tentativo però non va a segno perché concedere la Beghi che, come detto, è anche sede dell'Istituto storico della Resistenza, è un rischio che, il sindaco Pierluigi Peracchini, non vuole correre.

Non lo vuole correre perché la risposta pubblica è forte ma, allo stesso tempo, retrocedere del tutto porterebbe troppi malumori con gli alleati di governo, con la Lega, soprattutto, che a favore di CasaPound, come abbiamo visto, si è spesa numerose volte. Così è deciso di spostare l’iniziativa di Altaforte/Casapound alla Mediateca Ligure Sergio Fregoso. È una toppa peggiore del buco. Perché la Mediateca è tutt’altro che un’ancora di salvezza per il sindaco: è invece un altro spazio che richiama ai valori resistenziali, essendo intitolata a un fotografo antifascista. Inoltre, che si abbia a che fare con dei neofascisti pure Peracchini lo sa e lo ammette egli stesso. Queste sono le parole con cui tenta di giustificare lo spostamento dell’iniziativa da una spazio pubblico a un altro: “viste le dichiarazioni non condivisibili della casa editrice contro l'antifascismo abbiamo deciso di concedere una sede diversa”, rappresentando, seppur indirettamente, la natura neofascista dell’associazione Scirè, ovvero lo spazio di CasaPound.

Le reazioni scomposte della Lega e dell’intera amministrazione di destra dà l'esatta misura dei rapporti (di informale cordialità) con CasaPound. Il sindaco Peracchini, proveniente da una cultura sindacalista-cattolica (CISL), mostra tutte le sue più profonde contraddizioni dando l'avallo all'iniziativa che in effetti si svolge circondata da circa 300 manifestanti, difesa da polizia e carabinieri in tenuta antisommossa che trasformano la mediateca in un fortino.





ANDARE OLTRE. QUELLO DI CUI ABBIAMO BISOGNO

1.
Sia per l'episodio alla Chiappa del 2017 che per la presentazione di Altaforte in Mediateca nel 2019 (entrambe con nutrita e ingiustificata presenza di forze dell’ordine in tenuta antisommossa) la risposta della cittadinanza e della frastagliata galassia antifascista, è stata di matrice istituzionale. Una risposta a singhiozzo. Risposta che, nonostante le buone intenzioni e qualche risultato interlocutorio, non è andata oltre a partecipati presidi, produzione di esposti e lavoro di delegazione.

Nel caso della Mediateca ligure, distante pochi passi dalla Chiesa di Piazza Brin, le campane suonate a lutto, da parte del parroco Francesco, è risultata, anche per la stampa nazionale, la presa di posizione antifascista più decisa e simbolicamente rilevante.

Netta, inaspettata e anticonvenzionale e ricordo - per tutti - positivo di quella giornata di mobilitazione. Capace di accentuare, allo stesso tempo, la sensazione diffusa di inefficacia, frustrazione e impotenza delle più classiche liturgie di piazza.

Non vi è dubbio, però, che vi sia il desiderio e la necessità di costruire un fronte comune contro le forze neofasciste, la cui presenza in città è sempre più ingombrante, legittimata e insidiosa. Organizzazioni che non possono continuare ad agire indisturbate, in un clima di impunità.

Le loro sedi devono essere chiuse per chiare motivazioni politiche, costituzionali e non per misure di inadempienza immobiliare, come nel caso della sede romana di CasaPound sequestrata dalla DIGOS. Sono spazi diventati, negli anni, luogo di proselitismo antidemocratico, propaganda revisionista - soprattutto tra i più giovani - e violenza squadrista.

Dal momento poi che le pagine social e i profili personali di alcuni di questi neofascisti locali sono state oscurate, risulterebbe oltremodo contraddittorio che si consentisse a questi spazi fisici di mantenere inalterata la loro operatività.

Si tratta quindi di un problema di agibilità dello spazio pubblico. Come abbiamo visto anche in altri contesti, le violenze sono normalmente promosse da personaggi di spicco dell’estremo-centro-alto, persone lasciate libere e indisturbate di agire e di diffondere, soprattutto tra le nuove generazioni, le loro menzogne, favorendo dinamiche di gruppo facilmente sovrapponibili con quelle di una setta.

2.
Tuttavia sarebbe ingenuo e riduttivo pensare che basti chiudere certi spazi (virtuali e fisici) o applicare misure coercitive, nei confronti dei personaggi più in vista, per soffocare i venti neofascisti che soffiano, impetuosi, sulla città e sulla provincia.

È noto come questi siano alimentati - qui come altrove - dalla timidezza e l’inefficacia con cui la politica affronta da troppo tempo la lunga crisi economica in cui ci troviamo; così come dalle scelte politiche di disegnare la città a uso e consumo del turismo, dimenticando servizi essenziali e periferie, gentrificando interi quartieri e favorendo la formazione di veri e propri ghetti su cui agire la retorica del decoro urbano. Infine, chiudere le sedi senza intervenire sulla legittimità politica del soggetto, sulle sponde date da chi governa il territorio, significa spostare il problema da un’altra parte, indebolire CasaPound e altri neofascisti sul territorio (solo apparentemente) ma, sul lato pratico, spostare di poco gli equilibri.

La costruzione di una solida e larga rete antifascista e antirazzista che pretenda la chiusura di certi spazi si fa sempre più impellente ma si dovrà andare oltre.

Per disinnescare certi fenomeni bisognerà porsi l’obiettivo di tenere al sicuro gli spazi cittadini e coloro (compagn@ o meno) che l'attraversano ogni giorno e notte, per svago o per lavoro; fare una costante opera di informazione, garantire tutela e strumenti comunicativi, a chi sia vittima della violenza neofascista in ogni sua forma.

Sarà necessario edificare un circuito di solidarietà diffusa sempre operante e sempre pronto a sostenere chiunque sia oggetto di violenze e intimidazioni che, verosimilmente, non si placheranno. Una rete che agisca con perseveranza sull'opinione pubblica promuovendo azioni, informazione, storia e memoria contro bufale e sciatti revisionismi. Non lasciando mai sguarnito il presidio della scuola, promuovendo tra ragazz@ strumenti critici di storia, memoria e cultura.

Una rete, informale benché pervasiva, libera da ogni stanca liturgia, e refrattaria a tentativi di sovradeterminazione, che possa garantire a cittadin@, attivist@; come a soggettività del mondo politico e sindacale, di vigilare costantemente. Uno strumento che operi nella dimensione quotidiana, così da dare una risposta che non sia sporadica e dettata, esclusivamente, dalle più amare contingenze.

Una rete cittadina e provinciale con l’obiettivo di non lasciare nessun@ sol@ e in pericolo; e di non cedere, nemmeno un centimetro di agibilità, a neofascisti e politica connivente, senza accontentarsi di qualche (benché legittima) occasione di dissenso istituzionale e siglato.

Solidarietà attiva che riparta dall’organicità, da una presenza - in termini di ascolto - dei sentimenti delle strade, all’insegna dell’orizzontalità e che non conosca un acuirsi della sua intensità solo in prossimità di eventi elettorali.

A chi professa il proprio sacrosanto e costituzionale antifascismo, a chiunque subisce intimidazioni fasciste nelle strade, nelle piazze, sotto casa, in ogni spazio cittadino, a lavoratori/lavoratrici, disoccupat@, inoccupat@ ed esercenti minacciati, va la nostra più totale solidarietà.

Non siete sol@, non sarete mai sol@.





Fonti principali:

Approfondimenti:

Commenti

  1. Ciao, ho trovato questo bolg davvero interessante! Leggere questo studio è rincuorante dopo i recenti assembramenti neo facisti e silimi a roma e milano nonché dopo la crescente diffusione di persone vestite di nero con mascherine tricolore che girano a testa alta x le vie della nostra città. Grazie x il vostro lavoro di informazione libera.

    RispondiElimina

Posta un commento